LETTERA "S"
Glossario Sanscrito Fondamentale Enciclopedico
Sacerdoti vedici: i quattro principali sacerdoti vedici sono: il chandoga o udgatar, che canta le melodie del Sama-veda, l’hotar, che recita gli inni del Rig-veda, l’adhvaryu, addetto alle formule sacrificali dello Yajur-veda e responsabile della misurazione del terreno, della costruzione dell’altare e della esecuzione di altri allestimenti; ed infine il brahman: quest’ultimo, molto esperto nella scienza sacra, segue in silenzio la celebrazione del rito, pronto ad intervenire qualora si commettano errori in quanto capace di recitare le invocazioni atte a correggerli.
Sadhaka: persona che ha accettato un Guru e un sadhana (sentiero, disciplina spirituale) al fine di elevare il proprio livello di consapevolezza e sviluppare l’adhikara. Il termine sadhana deriva dalla radice sanscrita sadh ‘andare dritto ad uno scopo, avere successo’.
Sadhana: disciplina spirituale alla quale si sottopone lo studente al fine di liberarsi dai propri condizionamenti.
Sadhu: saggio, santo, persona che ha dedicato la propria vita alla realizzazione spirituale.
Sadhu-sanga: frequentazione delle persone sagge e sante, completamente dedicate alla vita spirituale.
Saguna: chi possiede qualità.
Sahasra-nama-stotra: lett. ‘Inno dei mille nomi [di Vishnu]’.
Sahasrara: settimo chakra, situato alla sommità del capo o al di sopra di esso, chiamato loto dai mille petali. Esso non è realmente un chakra ma la sede della coscienza superiore.
Saiva: shivaismo; insieme alla Shakta e alla Vaishnava, una delle tre principali tradizioni indovediche. Considera Shiva la divinità suprema.
Sama: dominio che dirige la mente interiormente, impedendole ogni esteriorizzazione.
Samadhi: 'contemplazione, meditazione estatica'. Ultima delle otto tappe dello Yoga. In questo stadio la coscienza è ormai completamente libera dalla dualità soggetto-oggetto e può accedere a kaivalya, la liberazione. A questo livello lo yogin è infatti jivanmukta, un essere liberato pur vivendo ancora nel mondo fenomenico.
Samanya: principio della generalità.
Samapatti: simbolo che indica lo scrigno del tesoro. Per gli yogin significa i vari stadi della meditazione.
Sama-veda: lett. ‘Sapienza rivelata in melodie’, è la seconda delle quattro Veda-samhita; raccoglie i canti liturgici di pertinenza del sacerdote udgatar.
Samatva: principio della coesione. Atteggiamento equilibrato.
Sambandha, Abhidheya, Prayojana: sambandha significa ‘unione, connessione, relazione’, composto formato da sam ‘insieme’ e bandha ‘legame, unione’. Abhidheya significa ‘da nominare, da esprimere’, formato da abhi ‘verso’, ‘sopra’, ‘per’ e dheya ‘che deve essere messo in pratica’; questo termine si riferisce infatti al primo stadio della bhakti, quello in cui si devono seguire le regole. Prayojana ha il significato di ‘fine, scopo’, formato da pra, prefisso nominale che indica grandezza e yojana, ‘concentrazione, preparazione, applicazione, unione’.
Samkhya (o Sankhya): lett. ‘enumerazione’. Il Samkhya è uno dei sei sistemi del pensiero classico indiano (shad Darshan); fondato da Kapila, intorno al VI secolo a.C. circa; esso fornisce le basi filosofiche per lo studio dell’essere e del cosmo, di cui indica e spiega i costituenti essenziali. Secondo questa filosofia esiste il Purusha o concetto dei principi, la Prakriti o natura e l'energia creativa universale. Viene tradizionalmente studiato in coppia con lo Yoga classico.
Sampradaya: ciascuna delle scuole tradizionali hindu che, attraverso la successione dei maestri, tramandano di generazione in generazione il sapere di cui sono depositarie.
Samsara: ciclo di esistenze in cui l’essere vivente incarnato (jivabhuta) si vede costretto a nascite e morti ripetute. L'interruzione del samsara costituisce, secondo le dottrine tradizionali, lo scopo ultimo della vita umana: moksha (liberazione). Di solito viene usato per distinguere l'universo fenomenico dall'esistenza reale, che si nasconde sotto questo.
Samskara: sacramento, consacrazione, cerimonia sacra; insieme di riti di purificazione (per es. il concepimento, il matrimonio, l’iniziazione ecc.) che, nella tradizione indovedica, servono a consacrare l’uomo nelle tappe più importanti della vita. Il concetto di samskara è molto vicino a quello di sacramento nella dottrina cattolica. Nella psicologia indovedica il termine si riferisce ai semi causali dell’azione ingenerati dalle tendenze o impressioni (vasana) della sostanza mentale (chitta). Impressioni formate nella mente, che portano alle abitudini radicate. Sono rimembranze delle esperienze precedenti che formano il carattere di una persona nella sua vita.
Samskrta: lett. ‘sistematizzato, compiuto, reso perfetto’. Termine dal cui adattamento deriva il nome della lingua conosciuta in occidente come sanscrito. Tale lingua di mirabile compiutezza strutturale, che dal punto di vista grafico si serve della devanagari lipi, cioè della ‘[scrittura] della città celeste [oppure: ‘dei celesti’]’, è il risultato dell’elaborazione compiuta da una evolutissima scuola di grammatici indiani – tra cui spicca il nome di Panini (V-IV sec. a.C.) – al fine di preservare inalterato nel tempo l’idioma del Veda.
Samvarta: secondo la mitologia induista è la giumenta che, il giorno del Giudizio, con un fuoco distruggerà tutte le cose.
Samyama: lett. "controllo". Indica i tre passi superiori dello Yoga di Patanjali: dharana, Dhyana e samadhi, cioé, rispettivamente controllo mentale, meditazione ed estasi.
Sana: vecchio.
Sanatana: religione esteriore induista.
Sancitakarma o Samcitakarma: l’effetto del karma, l’insieme delle azioni passate che si sono accumulate (samcita) ma non sono ancora giunte a maturazione. Tale karma, accumulato nelle indefinite esistenze precedenti, può essere distrutto.
Sandha: bosco.
Sandhi: fenomeno di fonetica combinatoria praticamente riscontrabile nella oralità di ogni idioma, ma che nel sanscrito viene registrato anche a livello di lingua scritta. Esso determina particolari esiti linguistici, derivanti dalla fusione di vocali, dittonghi e consonanti, sia internamente a singole parole (sandhi interno) che nell'unione di queste (sandhi esterno).
Sankirtana (o Samkirtana): Sannyasa: ‘completa rinuncia’ interiore al mondo delle condizioni, distacco dai beni terreni, rinuncia alla posizione sociale, al nome, ai beni, alla famiglia, agli oggetti della sensualità (cfr. Bhagavad-gita III.30; XVIII.57), il termine - costruito sulla radice composta sam-ni-as ‘porre giù, abbandonare completamente’ - indica anche il quarto stadio (ashrama) della vita terrena.
Sannyasin: ‘chi pratica il Sannyasa’, rinunciante, brahmana appartenente all’ultimo stadio della vita terrena. L'asceta che abbandona tutto e vive in totale povertà e nella assoluta mancanza di desiderio.
Sanscrito: cfr. Samskrta.
Shantanu: famoso re del Mahabharata, padre di Bhishma.
Sarasvati: "colei che scorre", dea della conoscenza e delle arti, come letteratura, musica, pittura e poesia, ma anche della verità, del perdono, delle guarigioni e delle nascite; è spesso menzionata nei Rig Veda e nei Purana come divinità fluviale; è la prima delle tre grandi dee dell'induismo, insieme a Lakshmi e Durga; moglie e energia femminile e aspetto (shakti) di Brahma il Creatore, è considerata la madre dei Veda e di Vyasa.
Nome di un fiume sacro.
Sat: assoluto esistere: indica anche Brahman come Assoluto o Quello.
Sat, cit, ananda: Sat ‘esistenza, immortalità’, cit ‘coscienza, consapevolezza’, ananda ‘beatitudine’. Rappresentano le tre caratteristiche intrinseche dell’atman.
Sati: sposa di Shiva immolatasi nel fuoco per difendere l’onore del marito. Il termine indica anche una sposa virtuosa e il rito di immolazione della vedova sul rogo del marito.
Sat-sanga: cfr. Sadhu-sanga.
Sattva: guna che conduce a equilibrio, luce, armonia, realtà, purezza.
Savicara: con discernimento, indagine approfondita.
Savitarka: con discussione, con intenzione.
Seva: servizio, adorazione del Signore.
Shabdabrahman: lett. ‘vibrazione sonora spirituale’ (shabda significa infatti ‘suono, parola’). Nell’ambito delle maggiori scuole di pensiero della tradizione indovedica, questo termine indica anche uno dei tre principali strumenti cognitivi o metodi (pramana) per acquisire la conoscenza e misurare la realtà (letteralmente pramana significa infatti ‘misura, scala’). Cfr. Pramana.
Shaddarshana: i sei sistemi filosofici del pensiero indiano classico, elaborati alcuni secoli prima dell'inizio dell'era cristiana e codificati tra il II e il IV secolo d.C.: Nyaya (Logica), Vaisheshika (Fisica), Samkhya (Filosofia), Yoga (Psicologia), Mimamsa (Ritualistica) e Vedanta (Teologia). Fondandosi sull’autorità dei Veda, queste sei prospettive tradizionali della Realtà (shad significa 'sei' e darshana, dalla radice sanscrita drish, 'visione'), sono note come astika 'ortodosse', e si distinguono dai sistemi filosofici nastika, 'eterodossi', di cui fanno parte il Carvaka, il Bauddha ed il Jaina.
Shakta: nome di una delle tre principali correnti religiose della tradizione indovedica. Considera la Madre divina (Shakti) la suprema Divinità.
Chi adora Shakti.
Shakti: energia, potenza, forza spirituale o primordiale. Principio di energia vitale cosmica o natura. Nome della grande Madre (Durga).
Shankha: ‘conchiglia’. Cfr. elementi dell’iconografia di Vishnu.
Shankara o Shankaracarya: famoso acarya dell’VIII secolo d.C. (788-820), Maestro della scuola Nirguna-brahman, detta anche Advaitavedanta (la conclusione non duale del Veda), caratterizzata da un monismo radicale che nega il mondo nel suo insieme e dalla dottrina del Brahman privo di ogni qualità.
Shanti: lett. "serenità interiore".
Sharira: termine generico per indicare i due tipi di corpo prakritico: il corpo grossolano, costituito da terra, acqua, fuoco, aria ed etere, viene chiamato sthula-sharira, mentre il corpo sottile o pranico (costituito da mente, intelletto e concezione distorta del sé o falso ego) viene detto sukshma-sharira o anche linga-sharira.
Shastra: lett. ‘ordine, insegnamento, manuale, trattato’. Con questo termine vengono indicati tutti i trattati dottrinali facenti parte della letteratura tradizionale dell’India (Smriti). Uno dei più famosi è il Manavadharma-shastra o Manu-smriti.
Shatapatha Brahmana: ‘Brahmana delle cento vie’; facente parte dello Yajur Veda bianco, è il maggiore di tutti i testi esegetici noti come Brahmana. Contiene in appendice il Brhadaranyaka Brahmana, dalla quale sorge la più antica tra tutte le Upanishad, cioè la Brhadaranyaka Upanishad.
Shaumya: aspetto benefico di Shiva.
Shaya: che dorme, che riposa, che giace, che abita.
Shiksha: ‘fonetica’. Uno dei Vedanga.
Shishya: ‘discepolo’.
Shiva (o Siva): lett. ‘benefico, propizio, favorevole’, essere supremo. Terzo principio, il Divino nella sua funzione di trasformazione e dissoluzione dell’universo (cfr. Trimurti), ispirazione e fondamento della tradizione shaiva. E' il sommo maestro dello Yoga.
Shivaratri: festa in cui si celebrano le nozze di Shiva e Parvati, che cade nel mese indiano di Phalgun (da metà febbraio a metà marzo).
Shloka (o Sloka): lett. significa "suono, inno, strofe" ed indica il metro epico Sanscrito formato da trentadue sillabe: versi in quattro mezze righe di otto sillabe ciascuna, o due righe di sedici. Nella versificazione indù, questo tipo di strofe è stato largamente usato, soprattutto nell'epica e nella letteratura classica, utilizzato per la prima volta da Valmiki, nel celeberrimo Ramayana.
Shraddha: fede nel Divino.
Shrauta-sutra e Grihya-sutra: trattati in prosa aforistica che descrivono la scienza del rituale, regale (shrauta) e domestico (grihya).
Shreya: cfr. Preya.
Shri Vaishnava (Sampradaya): tradizione vaishnava fondata sull’adorazione amorosa a Shri o Lakshmi, l’eterna consorte di Vishnu che incarna la sua ‘Divina potenza’. La filosofia di questa scuola insegna in sintesi che benché ogni cosa sia connessa a Dio, ci sono tuttavia differenze reali fra il Signore, le creature e il creato.
Shrivatsa: ciuffetto di peli a forma di fiore quadrilobato; è un segno divino che contraddistingue Vishnu.
Shruti (o Sruti o Shruthi): lett. "scienza rivelata"; cfr. Letteratura Shruti e Smriti.
Shudra: prestatori d’opera. Cfr. Varnashrama.
Shukla Yajurveda: cfr. Yajurveda (bianco e nero).
Shunyavada: shunya significa ‘zero’, vada significa ‘dottrina, sentiero’. E’ la “dottrina del vuoto”, attraverso la quale, secondo il Buddhismo, si ottiene il nirvana, ovvero l’estinzione di ogni sensazione e con essa quella di ogni impulso karmico che sta alla base dell’esistenza incarnata.
Siddha: perfetto, compiuto. Colui che ha raggiunto la perfezione nello Yoga.
Siddhanta: decisione e conoscenza positiva.
Siddhi: lett. ‘compimento, successo’; poteri sovrumani che derivano dalle pratiche yoga o dalla realizzazione spirituale: levitazione, lettura del pensiero, invisibilità, capacità di spostare oggetti.
Sishya: discepolo neofita del guru detto anche chela.
Sita: sposa di Ramacandra, incarna il modello di moglie ideale.
Smriti (cfr. anche Letteratura Shruti e Smriti.): memoria, tradizione. Corrisponde all’esegesi (commento tradizionale) dei testi vedici. Le più importanti opere sono i diciotto Mahapurana e le due Itihasa (Mahabharata e Ramayana), oltre ai Sutra, agli Shastra e ai Tantra.
Soffi vitali: apana, udana, vyana, samana e prana: le cinque arie che circolano nel corpo, presiedono alle diverse funzioni organiche e sono portatrici di energia e forza vitale.
So ‘ham: ‘io sono Quello’. Mantra che riconosce l’identità dell’essere con il Divino. E' usato da Bhakti yogin e da altri, per descrivere il loro rapporto con il brahman.
Soma: pianta indiana; bevanda celeste dell’immortalità e della felicità; nettare degli dei.
Somavamsha: stirpe di sovrani che discendono dalla luna.
Sravana: udito divino, che si acquista con la pratica degli esercizi yoga.
Sthapatya Veda: scienza della meccanica e dell’architettura basata sul Rg-veda. Fa parte degli Upaveda.
Sthula-sharira (o Sthula-deha): il ‘corpo grossolano’ costituito dagli elementi fisici primordiali: terra, acqua, fuoco, aria, etere. Organismo fisico materiale distinto dal corpo sottile o eterico.
Stri: lett. 'donna'.
Subhadra: sorella di Krishna, sposa di Arjuna e madre di Abhimanyu.
Sukarmin: colui che, di natura sattvica, agisce animato da pietà e rettitudine.
Sukshma-sharira (o Linga-sharira): il ‘corpo sottile’ entro il quale l’anima diparte al momento della morte. Su di esso sono impressi tutti i desideri e la memoria delle azioni compiute nelle precedenti esistenze, la natura delle quali determinerà il successivo corpo psicofisico dell’essere.
Sunya vada: forma di nichilismo filosofico che insegna che oltre il mondo dei fenomeni esiste il Nulla o vuoto infinito.
Surya: lett. ' sole'.
Surya-vamsha: stirpe di sovrani che discendono dal sole.
Sushrutasamhita: raccolta in sei sezioni sulla medicina tradizionale indiana ad opera del saggio Sushruta, costituisce uno dei fondamenti dell’Ayurveda.
Sushumna: canale energetico che passa nel midollo spinale e attraverso cui risale Kundalini, durante la pratica dello Yoga.
Susupti: lo stato di sonno profondo senza sogni.
Sutra: testi composti di aforismi per rendere più chiari i Veda; i più famosi sono gli Shrautasutra e i Grihya-sutra (trattati in prosa aforistica che descrivono la scienza del rituale regale, shrauta, e domestico, grihya), oltre a quelli aventi per oggetto il dharma. Sutra significa 'filo, traccia', ciò che permette alla ragione umana di seguire un percorso per acquisire un punto di vista più alto ed anche trascendente rispetto alle esperienze sensoriali. I sutra rappresentano ineguagliabili esempi non solo di suprema sintesi, ma anche di insuperabile pregnanza di concetti e di idee.
Svadharma: norma individuale; ‘dovere specifico’ inerente alla natura di ogni individuo all’interno della società.
Svadhisthana: secondo loto o chakra di Patanjali posto dietro l'ombelico.
Svadhyaya: è il quarto principio di niyama, la pratica per l’equilibrio interiore dello Yoga. è genericamente tradotto come “studio di sé”. Questo potrebbe far pensare erroneamente allo studio senza un maestro. Secondo gli Yoga Sutra e il commentatore Vyasa, svadhyaya significa studiare sé stessi tramite la pratica di mantra sacri e riflettendo sulle “moksha shastra”, le scritture dedicate esclusivamente alle dinamiche della liberazione definitiva. In un linguaggio più semplice lo studio di sé significa riflettere su se stessi, cioè su chi siamo, qual è la nostra vera natura, da dove veniamo, qual è il nostro scopo nell’essere qui, come ci relazioniamo agli altri, quali sono i nostri doveri in relazione agli altri, cosa abbiamo fatto nel passato e le sue conseguenze, cosa stiamo facendo ora e quali potrebbero esserne le conseguenze nel futuro, come è appagante la vita e i suoi doni e se siamo in grado o no di lasciare questo mondo con grazia e dignità.
Svami: maestro spirituale.
Svan: lett. 'cane'.
Svapna: ‘sonno’. Lo stato di sonno con sogni.
Svarga: le sfere celesti cui conduce l'azione meritoria (punyakarma).