LETTERA "K"
Glossario Sanscrito Fondamentale Enciclopedico
Ka: lett. "quello". Sillaba sacra ripetuta dagli yogin per concentrarsi maggiormente durante la meditazione.
Kailasa: lett. "montagna d'argento". E' la montagna più sacra per gli induisti, perché residenza di Shiva.
Kaivalya: stato della coscienza in cui l’essere, il purusha, si è finalmente liberato dai suoi legami condizionanti con la prakriti ed è tornato ad essere unicamente pura coscienza (il termine kevala, da cui deriva kaivalya, significa infatti ‘puro, unico, esclusivo’). Negli Yoga-sutra (IV.34.194) Patanjali definisce il kaivalya come la “libertà assoluta, [che si ottiene] quando la coscienza si stabilisce nella sua propria natura”. Unità con l'assoluto e isolamento dal mondo materiale.
Kala: lett. "nero". Dio del tempo e di conseguenza anche della decadenza e della distruzione. Identificato a volte con il dio della morte Yama.
Kali: dea della distruzione e della morte. Il suo passaggio lascia morte e disperazione, ma allo stesso tempo rinascita e rigenerazione. E' rappresentata come una donna bellissima, dai capelli corvini, ma con gli occhi iniettati di sangue, con moltissime braccia e una collana di teschi al collo. Sposa di Shiva.
Kali-yuga: ultima delle quattro ere che si susseguono ciclicamente e che caratterizzano il divenire cosmico. Iniziata tradizionalmente nel 3102 a.C., con la scomparsa di Bhagavan Shri Krishna dalla terra, essa viene paragonata alla stagione invernale per i suoi aspetti degradati e involuti. Quest’epoca infatti vede prevalere l’odio e la discordia (il termine kali significa ‘litigio’), nonché il progressivo rifiuto dei principi religiosi e il depauperamento delle risorse psicofisiche e intellettuali degli umani, sempre meno capaci di concettualizzare, memorizzare, comprendere e soprattutto vivere gli insegnamenti relativi alle verità metafisiche. La durata complessiva del kali yuga è di 1200 anni divini (che sono pari a 432000 anni umani).
Kalidasa: uno dei maggiori poeti indiani, vissuto probabilmente tra il IV e il V secolo d.C. La traduzione delle sue opere in molte lingue ha grandemente contribuito alla diffusione della letteratura indiana nel mondo.
Kalpa: ciclo di tempo; secondo la cronologia tradizionale indiana, ciclo cosmico costituito da 1000 mahayuga, cioè da 1000 cicli di 4 ere, nel corso dei quali gli universi della Natura materiale (prakrti) vengono emanati, mantenuti e riassorbiti ininterrottamente. Ogni kalpa (lett. ‘età del mondo’) corrisponde a un giorno della vita di Brahma e altrettanto lunga è la sua notte (cfr. Bhagavadgita VIII.17). Il termine indica anche il Vedanga relativo alle ‘prescrizioni rituali’.
Kalpa-sutra: ‘aforismi dei rituali’ che illustrano le tecniche e le fasi dei sacrifici descritti nel Veda. Si suddividono in Shrautasutra ‘aforismi sulla Shruti’ e in Smarta-sutra ‘aforismi sulla Smrti’.
Kama: ‘cupidigia, desiderio egoico’. Secondo la Bhagavad-gita (III.37), è l’origine del male. Dio dell'amore, della passione sensuale e del desiderio. E' rappresentato come un bellissimo giovane con un arco fatto di canna da zucchero in mano. Egli cavalca un pavone, simbolo del desiderio, o un pappagallo, simbolo della saggezza.
Kamasutra: testo dedicato all'amore, fondamento dello shaktismo. Scritto da Vatsyayana nel IV secolo a.C., è il libro più antico che sia mai stato scritto sull'erotismo.
Kamja: cappello.
Kanada: vissuto nel II secolo a.C., fu il fondatore della filosofia Vaisheshika.
Kanada-sutra: trattato filosofico tradizionalmente attribuito all’omonimo saggio. Vi si descrive "la natura delle nove sostanze eternamente distinte fra loro, che sono: aria, fuoco, acqua, terra, mente, etere, tempo, spazio ed anima, di cui le prime cinque, inclusa la mente, sono considerate composte di atomi.
Kandarpa: deva dell’amore, noto anche come Kama.
Kanishtha-adhikari, madhyama-adhikari e uttama-adhikari: rispettivamente sadhaka principiante, detto anche kaumala bhakta, sadhaka in corso di formazione e sadhaka con il più alto livello di qualificazione, corrispondono rispettivamente a tre diversi livelli progressivi di coscienza, di consapevolezza spirituale, di visione della realtà: adhibhautika, adhidaivika e adhyatmika. Esiste tuttavia una differenza tra queste due suddivisioni: la prima designa una categoria di individui, nello specifico persone che hanno accettato un guru e un sadhana (sentiero, disciplina spirituale) al fine di sviluppare l'adhikara, la competenza nel "vedere", la qualificazione spirituale. La seconda suddivisione invece designa tre categorie di percezione della realtà: quella relativa al piano sensoriale-fenomenico, quella relativa alla dimensione psicologica e cosmica, e quella che pertiene alla dimensione spirituale.
Kapha: flemma; uno dei tre umori del corpo.
Kapila: esistono due Kapila, fondatori di due differenti scuole Samkhya. Il primo, conosciuto come Kapila Devahutiputra, è un avatara di Vishnu, tradizionalmente considerato il fondatore originario della scuola Samkhya teistica, per la quale si rimanda a Bhagavata-purana III.25-33. L'altro, di molto posteriore, è Kapilasura, filosofo ateo, massimo esponente di una scuola di pensiero denominata Samkhya Karika che, senza fare nessun riferimento al Brahman, propone un'analisi fine a se stessa dell'universo, concepito come da sempre esistente e mai originato da un Creatore.
Karma (o Karman): lett. ‘azione’. Legge di causa-effetto su cui si regge l’universo prakrtico, per la quale ad ogni azione, positiva o negativa, segue una reazione dello stesso segno (il karma-phala, cioè il frutto dell’azione medesima) che ineluttabilmente lega l’agente al samsara. In un’accezione più debole ma più arcaica, il termine significa ‘azione rituale’.
Karma-kanda: sezione della letteratura vedica che descrive riti sacrificali volti ad ottenere vari benefici psicofisici o comunque di ordine materiale.
Karma-mimamsa: sistema di pensiero tradizionale destinato all’interpretazione della liturgia sacrificale ed incentrato sul karman, l’azione ritualistica. Da notare che la conoscenza vedica, conosciuta anche come trai-vidya si suddivide in tre sezioni:
I- Karma-kanda, attinente al rituale e all’aspetto liturgico.
II- Upasana-kanda, contenente istruzioni per l'adorazione della Divinità.
III- Jnana-kanda, parte mistico-speculativa.
Karmashaya: ‘serbatoio del karma’; parte della psiche inaccessibile alla coscienza, dove vanno a depositarsi le impressioni delle esperienze di questa o delle precedenti esistenze. L’inconscio.
Karmavipaka: lett. ‘maturazione del karma’. Stadio in cui l’azione fruttifica nella reazione buona o cattiva per il suo autore, secondo la legge di causa-effetto. Cfr. karma.
Karma Yoga: Yoga del lavoro e dell'azione. Dovere che si compie senza pensare a ricompense.
Karma Yoga: discepolo del Karma Yoga.
Katha Upanishad: la ‘Upanishad della scuola Katha’ è una delle più antiche Upanishad e forse quella in cui la speculazione filosofica raggiunge il suo acme. Essa contiene il famoso dialogo tra Naciketa e Yama, in cui vengono elaborati i seguenti principi:
1) la conoscenza del Sé immortale è il bene più prezioso, superiore ad ogni altro beneficio legato al mondo;
2) l’azione buona e saggia (shreya) è superiore all’azione piacevole (preya);
3) l’Atman è comprensibile solo per tramite dell’esperienza spirituale diretta, in quanto non percebile né dai sensi, né dalla ragione, né dall’intelletto;
4) il corpo psicofisico è il veicolo del vero Sé (metafora del carro).
Kavi: ‘saggio, poeta, veggente’.
Kena Upanishad: l’’Insegnamento sulla identificazione della causa ultima’ (lett. Kena significa ‘in virtù di chi, per quale tramite’, Upanishad ‘insegnamento [ricevuto dal maestro]’), s’interroga sulla forza che realmente sottende, dà movimento ed ordine alle funzioni dell’universo, della natura e dell’uomo, identificando tale suprema Forza con il Brahman-Atman. Fa parte del gruppo di Upanishad più antiche.
Kha: cfr. akasha.
Khaja: argilla.
Kham: lett. 'cielo'.
Khanda: diviso, differenziato. Anche l'azione si differenzia e divide.
Kimnara: particolare categoria di deva, noti come abili suonatori di vina.
Kirtan: canto del nome e della gloria di Dio.
Klesha: lett. ‘afflizione, pena, condizionamento’. Il Samkhya enumera tre categorie di klesha: adhyatmika-klesha 'condizionamenti psicofisici', adhibhautika-klesha 'condizionamenti causati da altri esseri' e adhidaivika-klesha ‘condizionamenti provocati da calamità naturali, dalle forze della natura e dal destino’. Cfr. anche la voce Pancaklesha.
Klishta: ‘turbato, tormentato, che è causa di afflizione’.
Kosha: secondo la scuola Vedanta sono cinque i diversi livelli di coscienza esperibili dal jivatman nel suo percorso esistenziale e precisamente: annamaya, pranamaya, manomaya, vijnanamaya e anandamaya. Si tratta dei kosha, i cinque ‘involucri’ che si sovrappongono al sé, rispettivamente costituiti da cibo (anna), respiro (prana), mente (manas), sapienza (vijnana) e beatitudine (ananda). Nel suo stadio evolutivo più basso l’essere incarnato percepisce la realtà essenzialmente come materia. Man mano che evolve scopre che superiore alla materia è l'energia vitale che la anima, che superiore all'energia vitale è il pensiero, che superiore a questo è la sapienza, la quale permette di distinguere tra sat e asat e infine, al di là di ogni distinzione della mente, delle coppie di opposti, dei concetti di bene e di male, il jivatman incontra la pura beatitudine, essenza stessa del Brahman.
Krama: cammino.
Krishna: lett. 'nero'; ottava incarnazione di Vishnu, è nato da un suo capello nero; secondo il Nirukta, dizionario di etimologia sanscrita, il termine Krishna è composto da krish ‘fascino, attrazione’ ma anche ‘esistenza’, e da na ‘piacere spirituale, beatitudine’. Krishna viene dunque identificato con la Sorgente originaria di ogni fascino e felicità, Dio personale pronto ad aiutare, a compatire, a far scendere la Sua grazia (prasada) su chi si abbandona a Lui, concedendogli la liberazione dalle influenze della natura materiale e infine la bhakti.
Krishna Janmashtami: cerimonia induista. Viene festeggiato il compleanno di Krishna, che cade nel mese indiano di Shravan (che va da metà luglio a metà agosto).
Krishna Yajurveda: Yajurveda nero, distinto da quello bianco o shukla. In esso, oltre alle formule sacrificali caratterizzanti questa particolare Samhita, sono contenuti commenti e spiegazioni.
Kshatriya: i ‘guerrieri’, cfr. Varnashrama. I kshatriya vengono dopo i brahmani, seconda casta della società. Sono gli ufficiali della cavalleria induista.
Kubera: deva della ricchezza.
Kuladevata: lett. 'il dio familiare'. Divinità tutelare di un'intera famiglia.
Kumara: i quattro asceti bambini: Sanat, Sanaka, Sanandana e Sanatana. Il termine kumara, fra i vari significati, ha anche quello di bambino e designa nella vita umana l'età dell'infanzia.
Kunda: lancia.
Kundalini: lett. 'serpente'. Energia nervosa e psichica posta nel loto in fondo alla colonna vertebrale. Quando si risveglia, sviluppa i poteri psichici degli yoghin, risalendo tutti i chakra.
Kunta: recipiente.
Kurma: seconda incarnazione di Vishnu, la tartaruga.
Kuru: importante stirpe descritta nel Mahabharata.
Kurukshetra: lett. ‘terra dei Kuru’. Luogo sacro, conosciuto anche come dharma-kshetra, da sempre celebrato per la sua santità. Situato tra i fiumi Yamuna e Sarasvati, si trova in prossimità dell’odierna Delhi, l’antica Hastinapura, capitale del regno dei Kuru. Fu teatro della guerra narrata nel Mahabharata.